Cos'è l'ingegneria estetica?
Un atto chirurgico banale come un punto di sutura porta in sé uno stile inconfondibile. Immaginiamo quanto questo aspetto possa essere rilevante nella chirurgia estetica. Dove certamente i desideri della paziente sono prioritari, ma vengono anche filtrati dal chirurgo, che lascia la sua firma, inconfondibile, sia nell’interpretazione del risultato desiderato che nell’applicazione delle tecniche per arrivare a questo.
Qual è la mia filosofia che si traduce in firma? È necessaria una piccola digressione, per chi ha voglia di leggere, per esplicitare un concetto di fondo che è poi il mio principio ispiratore. Tanti anni fa ricordo la recensione di un modello di automobile con problemi di tenuta di strada per scarsa rigidità del telaio. Chiunque avrebbe immaginato soluzioni drastiche fino alla riprogettazione, impiego di altri materiali e di spessori maggiorati e chissà che altro. Niente di tutto questo. Gli ingegneri avevano brillantemente risolto il problema semplicemente aumentando il numero dei punti di saldatura del telaio. Il progetto era rimasto immutato, nessun segno esterno di intervento e nessun cambiamento né estetico né strutturale sostanziale ma problema brillantemente risolto.
Nella chirurgia estetica ritengo fondamentale applicare gli stessi principi, individuare l’architrave del problema, correggere solo quello apportando la minima correzione possibile per risolvere il problema integralmente. Non in ossequio alla moda del “mini” a tutti i costi, mini-invasivo, mini-traumatico il più delle volte un escamotage commerciale. Ma per un motivo apparentemente semplice e importante: evitare di “disturbare” strutture non direttamente coinvolte, che il problema lo subiscono senza esserne la causa, provocarne una sofferenza inutile per fare qualcosa di eseguibile con pieno successo in modo il più limitato possibile. Ecco la razionale del titolo “Ingegneria Estetica”. Vedo spesso gli esiti di atti chirurgici esagerati in rapporto al problema originario.
Perché la chirurgia più estesa appaga di più la libidine chirurgica, perché giustifica costi ben più elevati, perché “quel” chirurgo è abituato a risolvere quel problema in quel modo acritico, anche se poi il risultato estetico potrà essere più scadente. Le tecniche chirurgiche, tutte, sono fatte per essere interpretate, non per essere ripetute in modo meccanico. Non solo, il procedere in questo modo evita traumatismi inutili alla propria vita sociale, si può eseguire un lifting al mattino e andare a cene fuori alla sera senza mostrare alcun segno. Col bisturi, non con i fili di trazione.
Nella prima foto si vede il profilo mandibolare di una giovane donna gravemente appesantito e nella seconda il problema risolto semplicemente aspirando il grasso con siringa e ago, nulla di più, seguito da applicazione di HIFU.
Nella terza immagine altra giovane donna con apparente blefaroptosi. In realtà era molto scarsa e il problema più evidente era il cedimento dell'area temporale. Un intervento molto limitato al sabato mattina e il lunedì si presentava come nella foto successiva
Quando si presenta una paziente come quella nella foto seguente che cosa si può fare se non consigliare una ventina di giorni o più di convalescenza e programmare un totale rifacimento del volto?
Invece, con i concetti su espressi il risultato è quello della foto seguente raggiunto in un paio di settimane senza dover interrompere alcuna delle abituali occupazioni, compresa la palestra. Soprattutto potendo eseguire l'intero programma in ambulatorio con notevole risparmio sui tempi e i costi.
A un addome così malridotto chi non proporrebbe almeno un minilifting? Invece, al contrario, senza nessun bisturi, solo con due sedute di HIFU si è ottenuto questo.
È importantissimo avere le idee più chiare possibile quando ci si rivolge ad un trattamento estetico. Saper indicare con precisione il tipo di risultato sperato facilita la vita a tutti, medico e paziente.