Diete a confronto: dieta zona e dieta metabolica
Parliamo di due diete famose nel mondo, seguite da personaggi celebri e campioni sportivi: la dieta zona del dottor Barry Sears e la dieta metabolica del medico italo-canadese Mauro di Pasquale.
In entrambi questi regimi alimentari non si tratta di rinunciare a molti cibi e "soffrire la fame", per ritrovarsi magari nel giro di qualche mese a riacquistare i chili persi con gli interessi, ma piuttosto di correggere abitudini alimentari errate e imparare a conoscere meglio il nostro corpo e il suo metabolismo, ossia il modo in cui impiega il carburante che gli forniamo con l'alimentazione.
C'è però da distinguere fra queste due strategie alimentari, in quanto la dieta zona richiede l'assunzione quotidiana di tutti i nutrienti fondamentali, mentre la dieta metabolica prevede periodi (specialmente il periodo iniziale "di attacco") in cui l'apporto di carboidrati è quasi nullo e l'organismo deve supplire in altro modo al fabbisogno energetico, ossia bruciando grassi.
Analizziamo alcuni punti fondamentali di entrambe queste celebri diete:
Il regime alimentare ideato nei primi anni novanta del secolo scorso dal dottor Barry Sears è seguito in tutto il mondo e anche molti atleti americani della Nazionale Olimpica lo adottano, per mantenere costantemente la loro produzione di insulina entro limiti ideali e ottimizzare le loro prestazioni sportive.
Il termine "zona" indica proprio il livello massimo di efficienza fisica e mentale, che deve essere raggiunto e conservato durante la giornata con l'assunzione controllata di vari nutrienti. L' "alimentazione ideale" concepita da Sears apporta grassi, proteine e carboidrati in una precisa proporzione che secondo i suoi studi è la più adatta alle nostre caratteristiche ormonali e genetiche.
Nella dieta zona ortaggi e verdure (escluse barbabietole, patate, carote cotte e zucca) si possono consumare liberamente, così come la frutta, anche in questo caso escludendo banana, datteri e frutta essiccata, papaia, mango e cachi, che contengono tutti quantità elevate di fruttosio.
Secondo lo stesso principio sono vietate le bevande dolcificate, l'alcol e gli snack dolci confezionati.
Ad ogni pasto è consigliato scegliere carboidrati a basso indice glicemico, come avena decorticata, farro, orzo perlato e riso integrale, scartando in sostanza quelli meno presenti nella nutrizione naturale dell'uomo e integrando con frutta e verdura.
I latticini poco grassi sono permessi, così come le carni bianche, la bresaola, molluschi e crostacei e il pesce in generale, ma è fondamentale che tutto rientri in un preciso criterio di suddivisione dell'apporto calorico fra i vari nutrienti:
- 40% delle calorie da carboidrati
- 30% da lipidi
- 30% da proteine
La dieta metabolica
La dieta metabolica invece non prevede un piano quotidiano di assunzione di zuccheri, grassi e proteine in quantità prestabilite. Propone uno schema abbastanza comune, fatto di tre pasti e due spuntini, ma il bilancio è nettamente a favore delle proteine e dei grassi, a scapito dei carboidrati.
Per questo motivo questa dieta è seguita da molti appassionati di body building.
L'obbiettivo è anche in questo caso mantenere stabile il livello della glicemia, grazie alle varie assunzioni di cibo a intervalli di tre ore. La secrezione dell' insulina, l'ormone implicato nel senso di fame, ma anche nella tendenza ad accumulare adipe, deve essere regolare e non fare troppi alti e bassi, come avviene quando in un pasto ci sono abbondanti carboidrati a assorbimento rapido.
Così come nella dieta zona, nella dieta metabolica non c'è la necessità di pesare i cibi e perdersi in minuziosi calcoli delle calorie assunte, ma è importante invece ottimizzare l'assunzione dei diversi cibi secondo il ritmo del nostro metabolismo, che si impara dopo un primo periodo di "rodaggio".
Se a uno dei due pasti principali va bene per noi assumere proteine (come pesce e carni bianche), nell'altro includiamo carboidrati, ma non certo zucchero bianco o cereali raffinati, piuttosto legumi e cereali integrali. La frutta fresca di stagione deve far parte della colazione al mattino.
Il periodo più duro, durante il quale si dovrebbe perdere un bel po' di peso, è quello iniziale: quattro settimane durante le quali l'apporto glucidico è ridotto drasticamente, e si instaura perciò una condizione metabolica della chetosi, in cui l'organismo attinge direttamente alle riserve di grasso come carburante. Nella condizione di chetosi si ha inizialmente una certa sofferenza, con possibilità di nausea, spossatezza e mal di testa, ma in breve tempo si riacquista energia e una certa sensazione di benessere, accompagnata da scarso appetito.
Seguono un paio di settimane con pochi carboidrati reinseriti gradualmente, ma molti grassi, e infine due giorni nei quali il corpo "si ricarica" con abbondanza di carboidrati.
Secondo gli studi del dottor Mauro di Pasquale:
Il nostro organismo andrebbe in questo modo ad imparare che i grassi sono la prima componente da bruciare.
Se il metabolismo impiega i grassi come prima fonte energetica da utilizzare il dimagrimento è un'ovvia conseguenza, bisogna considerare però che è necessario essere in un ottimo stato di salute per affrontare questo regime, e deve essere il medico a dare il nulla osta.
Così come per la dieta zona, anche la metabolica è indicata solo in assenza di controindicazioni cliniche, in generale la dieta metabolica potrebbe affaticare maggiormente i reni.
Ricordiamo sempre che la dieta dovrebbe essere un vero e proprio stile di vita, con il quale apprendere gradualmente il miglior modo di raggiungere e mantenere il peso forma, evitando pericolosi alti e bassi.
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