Ginecomastia: meglio la liposuzione o l'intervento?
Durante la pubertà è frequente osservare un aumento del volume della ghiandola mammaria anche nei maschi, definita ginecomastia puberale. Se la ghiandola non regredisce spontaneamente nell'arco di 1/3 anni, si consolida l'aspetto "femminilizzato" della regione mammaria, che non ha alcuna conseguenza sulla salute ma spesso è fonte di imbarazzo e problemi psicologici per chi ne è affetto.
Ginecomastia vera e mista
Una simile condizione di sviluppo ghiandolare anomalo si può verificare anche in altre fasi della vita, per molteplici cause, fra cui squilibri ormonali (nei soggetti colpiti prevalgono gli estrogeni a scapito del testosterone), maggiore sensibilità congenita del tessuto mammario, assunzione di diverse tipologie di farmaci, patologie croniche del fegato, obesità, tumori. La cosiddetta "ginecomastia vera" può far parte infine del quadro clinico di alcune malattie, come la sindrome di Klinefelter.
I casi di ginecomastia hanno registrato negli ultimi anni un aumento, dovuto, secondo gli studi, agli inquinanti chimici ai quali siamo esposti ed alla presenza negli alimenti, specialmente carni e cibi industriali, di sostanze di sintesi che mimano l'azione degli ormoni estrogeni.
Il controllo della qualità e quantità dei cibi assunti, specialmente in età adolescenziale, e una regolare attività fisica, sono importanti fattori di prevenzione.
Il sovrappeso comporta la presenza di adipe nei tessuti mammari che, oltre ad essere una condizione antiestetica di per sé, predispone allo sviluppo anomalo della ghiandola mammaria, a causa della maggior presenza di ormoni estrogeni accumulati nel grasso.
Si verifica in questi casi una "ginecomastia mista", così definita per la presenza di grasso in eccesso e ghiandola mammaria ipertrofica, che non può regredire del tutto col dimagrimento, i trattamenti locali o gli esercizi di tonificazione muscolare.
Intervento chirurgico, ma quale?
In generale, esistono più alternative per affrontare il fenomeno della ginecomastia. Alcuni farmaci chemioterapici ad attività antiestrogenica, ad esempio, che normalmente sono utilizzati per la cura del cancro al seno, possono avere l'effetto di ridurre il volume delle mammelle.
I trattamenti chirurgici differiscono in funzione del tipo di ginecomastia e dell'entità del problema: se il volume è dovuto prevalentemente allo sviluppo della ghiandola mammaria, la soluzione più appropriata è l'intervento chirurgico riduttivo, che consiste nella rimozione di tutto il tessuto ghiandolare e dell'eventuale massa adiposa, con risollevamento e riposizionamento della cute.
Questo intervento permette di eliminare completamente l'anomalia e rimodellare il busto, che assume la tipica forma maschile, ma comporta la presenza di cicatrici inevitabili: per le grosse rimozioni è prevista un'incisione a T rovesciata, mentre nei casi meno gravi si può intervenire con un accesso chirurgico più piccolo e quindi meno cicatrici dopo la guarigione.
Più semplice l'approccio nei casi in cui il volume anomalo del seno sia dovuto solo o prevalentemente alla presenza di tessuto adiposo in eccesso, con minima ipertrofia della ghiandola: questa condizione, definita "falsa ginecomastia" o pseudoginecomastia, si corregge facilmente con una liposuzione, che consente di aspirare tutto l'adipe in eccesso e restituire al busto una forma virile.
L'intervento di liposuzione può essere effettuato in anestesia locale, non prevede degenza in clinica al contrario delle rimozioni chirurgiche di grossa entità, e consente la ripresa delle proprie attività in tempi brevi.
Le cicatrici dopo una liposuzione nella zona mammaria sono minime e tendono a scomparire con l'andare del tempo.
Le tecniche non chirurgiche
Sono oggi a disposizione anche tecniche innovative e particolarmente delicate di liposuzione con fibra laser o ad ultrasuoni (Vaser High Definition Lipo), che grazie a micro cannule riescono a eliminare anche minime quantità di adipe, con risultati più precisi e una maggior definizione della muscolatura.
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