Massaggi al Seno: Consigli degli Specialisti dopo Interventi Chirurgici e Ricostruttivi
Riguardo i massaggi al seno possono nascere molti dubbi, in parte perché la disinformazione in questo ambito è tanta. Fa bene massaggiarsi il seno dopo una mastoplastica additiva? È vero che può prevenire la contrattura capsulare oppure aiutare a ridurre il gonfiore? E cosa c’è da dire invece sul massaggio linfodrenante, ad esempio in seguito a una mastectomia o a una ricostruzione mammaria? A questi, e altri dubbi rispondono due illustri specialisti del settore: il chirurgo plastico del Policlinico Universitario Campus Biomedico di Roma Barbara Cagli e il coordinatore fisioterapista presso l’Istituto Europeo Oncologico di Milano Maria Claudia Simoncini. Scopriamo i loro consigli in questo articolo.
L’importanza dell’attività fisica
Per assicurare una buona circolazione, non solo del sangue ma anche della linfa - un liquido contenente lipidi, enzimi, ormoni, linfociti e macrofagi - il più grande alleato non è tanto il massaggio, bensì l’attività sportiva, spiega Maria Claudia Simoncini. Per garantire la corretta circolazione mentre si fa sport, inoltre, è importante indossare un reggiseno adeguato, che non eserciti una pressione elevata. Infatti, la circolazione avviene ad un livello molto superficiale. Le attività in acqua, come il nuoto ma non solo, sono particolarmente benefiche a questo proposito, poiché il drenaggio è stimolato non solo dal movimento esercitato durante l’attività sportiva, ma anche dalla pressione esercitata dall’acqua, che deve, evidentemente raggiungere il livello del seno per stimolare il drenaggio.
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Massaggio linfodrenante dopo la mastectomia
Cosa succede al sistema linfatico dopo un intervento di ricostruzione del seno? Ebbene, con l’asportazione della mammella vengono rimossi anche i vasi linfatici, il che provoca che la circolazione linfatica in questa zona sia molto ridotta. Per questo motivo, in seguito a questo trattamento, il massaggio è molto utile, in quanto può aiutare alla linfa a ricostruire un nuovo circolo. Tuttavia non ci si può improvvisare massaggiatori in questi casi, ed è necessario anzi seguire attentamente le istruzioni del fisioterapista per imparare a farlo in maniera corretta. Simoncini ci ricorda che la pressione da applicare in un massaggio linfodrenante è molto bassa, simile a quella esercitata dall’acqua della doccia. È quindi d’importanza fondamentale imparare a fare il massaggio in maniera corretta, applicando la giusta pressione ed esercitando il movimento corretto, ovvero nella stessa direzione in cui scorre la linfa.
Immediatamente dopo l’intervento, c’è la possibilità che si formi un edema, ovvero un accumulo di liquido linfatico. Il massaggio, in questo caso, ha l’obiettivo di ridurre l’eventuale edema; in alcuni casi, possono essere utilizzati anche dei bendaggi per far scorrere la linfa e ridurlo. Ovviamente, queste procedure non si possono fare autonomamente, ma sempre e solo da uno specialista. Studi dimostrano che i massaggi linfodrenanti si possono effettuare anche su pazienti oncologici o con metastasi, in quanto la quantità di linfa drenata è comunque minima rispetto a quella portata in circolo nella normale attività fisica. È la stessa cosa che succede durante una mammografia: la pressione esercitata sulla mammella, non ha infatti alcun effetto sulla diffusione delle cellule tumorali - come hanno dimostrato alcuni studi - anche se può sembrare controintuitivo.
Massaggi dopo l’inserimento delle protesi al seno: cosa c’è da sapere
Quando ci troviamo invece in una situazione con presenza di protesi, le cose cambiano. Infatti, se le protesi sono state posizionate sotto il muscolo pettorale, occorre attendere almeno un mese prima di effettuare dei massaggi. Trascorso questo tempo, il massaggio consiste in un’azione di mobilizzazione delle protesi, muovendole verso l’interno e verso il basso, spiega Simoncini. In questo modo, le fibre muscolari subiscono un allungamento, che favorisce la diminuzione della sensazione di compressione che, all’inizio, le protesi provocano; se, al contrario, le protesi sono inserite in posizione pre-pettorale, il tempo di attesa aumenta: addirittura fino a due mesi.
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Altri fattori da considerare nel massaggio al seno
Il chirurgo plastico Barbara Cagli sottolinea l’importanza della completa guarigione del seno prima di effettuare un massaggio. La specialista raccomanda 8 settimane di attesa, anche se ogni caso è differente e deve essere valutato dal medico, e inoltre ricorda che non solo la posizione della protesi è importante per stabilire che tipo di massaggio effettuare e dopo quanto tempo, ma anche il tipo di protesi inserita. Infatti, un massaggio può provocare la rotazione della protesi, il che può avere conseguenze estetiche differenti in base al tipo di protesi inserita. Infatti, se la protesi è rotonda, anche in caso di rotazione non si vedrebbe nessuna differenza, ma se invece la protesi è anatomica - o a goccia - una rotazione può causare dei problemi estetici. Infine, diventa più probabile che la rotazione della protesi avvenga se quest’ultima è rugosa (o microtesturizzata), mentre invece è molto meno probabile con protesi rivestite in schiuma o in poliuretano. In ogni caso, il massaggio al seno con protesi non deve mai essere caratterizzato da eccessiva pressione.
Un mito da sfatare è sicuramente questo: che esista un massaggio per prevenire la contrattura capsulare. Infatti, non esiste ad oggi alcuno studio che confermi questa ipotesi: al massimo, concordano le esperte, un massaggio in caso di leggera contrattura capsulare potrebbe alleviare un po’ la sensazione di fastidio, ma non possiamo dire che abbia una funzione preventiva. Ciò che invece è sicuro, è che un massaggio può contribuire a ridurre le cicatrici grazie alla sua capacità di favorire la circolazione e di evitare le aderenze.
Bibliografia:
Massaggi al seno: fanno bene o fanno male? - ultimo accesso 4/9/23