I capezzoli introflessi sono una problematica comune sia nell’uomo che nella donna e oltre ad essere un inestetismo, possono rappresentare un campanello d’allarme per eventuali patologie al seno. L’intervento chirurgico si dimostra il trattamento più efficace e dagli esiti permanenti.
Si definiscono capezzoli introflessi quando mancano di prominenza rispetto al piano areolare e quindi, risulteranno retratti verso l’interno. Oltre a rappresentare un inestetismo estetico per alcune persone, possono presentare una limitata funzionalità, soprattutto per le donne che dovranno allattare i neonati, comportando anche un ulteriore infiammazione a causa del ristagno del latte. Esiste una classificazione dei capezzoli introflessi in base alla loro prominenza rispetto all’aureola ed alla reversibilità dello stato di introflessione:
Le cause dei capezzoli introflessi possono essere:
Se la causa dei capezzoli introflessi è congenita, saranno presenti sin dalla nascita per via di una malformazione dei dotti galattofori che risultano retratti o estremamente corti a causa della formazione di aderenze.
In alcuni casi, i capezzoli introflessi si presenteranno in maniera asimmetrica e rappresentano un campanello d’allarme che richiede un’ulteriore indagine per escludere il tumore alla mammella sia nella donna che nell’uomo. L’infiammazione più nota, responsabile dei capezzoli introflessi, è la mastite, causata dall’accumulo di latte.
In alcuni casi, invece, è possibile che la comparsa dei capezzoli introflessi avvenga dopo essersi sottoposti ad un intervento chirurgico al seno a causa della formazione di cicatrici, oppure nel post allattamento.
Molti si chiederanno come risolvere il problema dei capezzoli introflessi. Alcuni si affidano ai rimedi della nonna ma molto spesso si dimostrano inefficaci o i risultati resistono per un periodo limitato. Tutti i maggiori specialisti consigliano l’intervento chirurgico perché garantisce degli esiti permanenti e sicuri.
La mastoplastica correttiva è l’intervento chirurgico più eseguito per correggere i capezzoli introflessi. Si pratica ambulatorialmente e sotto anestesia locale. A seconda della tipologia del problema, si esegue un’incisione di circa 1 centimetro, o nel margine dell’areola o intorno al capezzolo. L’incisione è necessaria per raggiungere il tessuto fibroso, responsabile della retrazione del capezzolo. La sutura che si praticherà, sarà in funzione del risultato finale che si vorrà ottenere. La cicatrice che si formerà in seguito, sarà invisibile dopo qualche mese. Se l’inestetismo è lieve, sarà possibile praticare una tecnica che mira a far allungare i dotti, così da garantire sia la sensibilità del capezzolo che la possibilità futura di allattare. Terminato l’intervento chirurgico, si eseguirà una medicazione specifica con l’intento di proteggere il capezzolo da un’eventuale pressione del reggiseno e che verrà rimossa dopo circa 2 settimane. In quest’arco di tempo è sconsigliato praticare qualsiasi attività sportiva.