L'alopecia femminile e maschile rappresenta una patologia autoimmune molto diffusa attualmente, tanto che secondo i dati raccolti dall’associazione statunitense National Alopecia Areata Foundation sarebbero ben 150 milioni le persone che soffrono di questo disturbo nel mondo. Può colpire un uomo o una donna di qualsiasi età e provoca la perdita dei capelli e in alcuni casi anche la perdita dei peli della barba o del corpo, causando imbarazzo e disagio psicologico per chi ne soffre. Le cause che generano questa patologia sono molteplici, e così anche le forme in cui si può presentare.
La parola in sé è un termine generico che indica la perdita o degradazione dei capelli o dei peli che può, progressivamente, portare o a un loro diradamento o alla totale scomparsa.
Le aree colpite possono includere:
Ne esistono diverse tipologie e può rappresentare un indicatore di patologie differenti. Le più diffuse sono la forma areata e l’androgenetica e quest’ultima in particolare, come spiega il Dott. Ignazio Sapuppo, colpisce il 70% degli uomini e il 40% delle donne.
Possono soffrirne uomini e donne di tutte le età, inclusi i bambini.
In genere - precisa il Dott. Ignazio Sapuppo in uno dei suoi articoli - negli uomini la caduta dei capelli si concentra sulle tempie e al vertice, mentre nelle donne si verifica un diradamento diffuso sulla parte superiore della testa.
Può dipendere da moltissime cause e fattori, non tutti riconosciuti o facilmente identificabili, per questo è fondamentale rivolgersi a un medico esperto in Dermatologia e Tricologia. Lo specialista saprà valutare attentamente tutti i sintomi del paziente, individuare correttamente le cause che hanno prodotto la caduta dei capelli e, soprattutto, saprà indicare quali terapie seguire per eliminare o attenuare il problema.
Tra le cause più comuni si possono individuare:
Inoltre, il Dott. Claudio Cordani, individua tra i fattori che possono favorire la sua insorgenza anche agenti ambientali a noi esterni, come l’inquinamento atmosferico, i danni atmosferici o l’eccessiva esposizione ai raggi UV.
Lo stile di vita e le abitudini quotidiane possono sempre avere un impatto negativo sulla nostra salute o sull’accentuazione e aggravamento di alcuni sintomi o patologie. E questo riguarda anche le persone affette da alopecia.
Infatti - come spiega il Dott. Mauro Conti dell’Hair Clinic Bio Medical Group in una sessione di domande e risposte - una delle sue cause può essere individuata anche in una combinazione dannosa di stress emotivo, cattive abitudini e malnutrizione che possono indebolire i capelli, rendendoli più sottili e opachi, e di conseguenza accelerare la perdita.
Il Dott. Alfio Scalisi, aggiunge inoltre, che ci sono alcuni miti da sfatare riguardo alle cause che favoriscono la calvizie femminile e maschile. Infatti, il chirurgo, sottolinea che al contrario di quanto molte persone possano pensare, l’uso di cappelli e caschi o i lavaggi frequenti non esercitano alcuna influenza sulla caduta dei capelli.
Come abbiamo già visto il termine in sé è generico e indica semplicemente la perdita dei capelli, infatti significa letteralmente “volpe” in greco (alópex) per la caratteristica perdita del pelo a chiazze di cui la volpe soffre durante la primavera.
Esistono, quindi, diversi tipi, ognuno dei quali presenta una eziologia e un decorso diversi l’uno dall’altro.
Alopecia androgenetica. Questa forma, caratterizzata da una perdita diffusa e progressiva dei capelli, è legata principalmente alla predisposizione genetica e a fattori ormonali. In particolare è dovuta alla miniaturizzazione del follicolo e all'attività di un enzima deputato alla conversione del testosterone in deidrotestosterone, chiarisce il Dott. Sapuppo. Il trattamento può avvenire con terapia farmacologica (per esempio Finasteride o Minoxidil), oppure con metodologie iniettive (biostimolazione, carbossiterapia, PRP) o chirurgiche (autotrapianto capillare). A discapito del nome, esiste sia l'alopecia androgenetica femminile che maschile.
Alopecia areata. Esistono diversi sotto-tipi (monolocularis, multilocularis, totale, barbae, ophiasis), la più comune si riconosce perché provoca una perdita dei capelli localizzata o a chiazze. La NAAF la definisce come un disturbo poligenico (al quale contribuiscono non solo i fattori genetici trasmessi dai genitori, ma anche fattori esterni e ambientali) e autoimmune che determina un attacco da parte dello stesso sistema immunitario ai follicoli piliferi, provocandone la riduzione e il rallentamento della loro produzione fino a bloccare la crescita dei capelli. Le cause non sono certe e gli scienziati non sono ancora riusciti a identificare i fattori che spingono il sistema immunitario ad attaccare i follicoli. Le terapie disponibili sono, anche in questo caso, farmacologiche, iniettive o chirurgiche.
Alopecia psicogena. Esiste il sospetto che la caduta dei capelli possa essere causata anche da stress e ansia, sebbene ancora non esistano chiare evidenze scientifiche al riguardo, come precisano gli specialisti della Società Italiana di Tricologia. Questo potrebbe essere dovuto anche al fatto che un eccesso di stress o ansia provoca una risposta del sistema immunitario, innescando quindi una serie di fenomeni biochimici che possono portare a un indebolimento dei follicoli e dei capelli. Questa particolare tipologia, quindi, può essere sospettata in quei casi in cui il paziente non presenti familiarità di alopecia androgenetica o altre patologie che possano aver favorito la perdita dei capelli. In alcuni casi lo specialista potrebbe richiedere al paziente di eseguire anche dei test della personalità.
Alopecia cicatriziale. In questo caso la perdita permanente dei capelli è dovuta alla distruzione dei follicoli e alla loro sostituzione con tessuto cicatriziale. La formazione di questo tessuto cicatriziale può essere prodotta da diverse cause: ustioni, ferite, malattie ereditarie, dermatite seborroica o altre dermatiti, infezioni, neoplasie o altre patologie cutanee, come per esempio il Lichen Planus (una delle cause più comuni di questa tipologia specifica). La diagnosi deve essere effettuata dallo specialista tramite biopsia ed esame istologico e la terapia può includere, analogamente alle altre forme citate, metodologie iniettive, farmacologiche e chirurgiche.
Alopecia universale o alopecia universalis. Si tratta di una patologia molto rara che colpisce una persona su 4 mila, come hanno evidenziato i ricercatori del GARD (Genetic and rare Disease Information Center) e che comporta la totale assenza di capelli e peli sia sul cuoio capelluto che nel resto del corpo. Il diradamento, generalmente, parte da alcune zone del corpo o della testa fino a portare alla totale riduzione dei follicoli. A volte l’insorgenza e propagazione può avvenire anche in maniera molto rapida e improvvisa. La causa è sconosciuta ed è considerata una forma avanzata di alopecia areata, quindi anche in questo caso si parla di patologia autoimmune. Non esiste una vera cura, ma talvolta la ricrescita può riattivarsi in maniera spontanea anche dopo molto tempo.
Le branche della medicina che si occupano della pelle e del cuoio capelluto sono la Dermatologia e la Tricologia, quindi il medico specialista che si occupa della cura dei capelli è il dermatologo.
Per ogni trattamento medico è sempre fondamentale rivolgersi a medici chirurghi specializzati, e accreditati:
Durante la prima visita il medico avrà la possibilità di valutare il grado di gravità, l’entità della perdita dei capelli e lo stato della zona donatrice nel caso in cui si dovesse optare per un autotrapianto capillare.
Il dermatologo, dopo aver raccolto tutte le informazioni riguardanti lo stato di salute e la storia clinica del paziente eseguirà un esame fisico e prescriverà la realizzazione di alcuni esami specifici. Il Dott. Ignazio Sapuppo illustra quali sono gli esami che potrebbero essere richiesti dallo specialista al fine di formulare una corretta diagnosi e terapia:
I pazienti possono ricorrere sia alla terapia medica che a quella chirurgica. Nel primo caso - spiega il Dott. Dario Palazzolo in uno dei suoi video - esistono diversi principi attivi che possono aiutare a contrastare gli effetti di questa patologia. In particolare, il Dott. Palazzolo indica il PRP (Plasma Ricco in Piastrine, estratto dal sangue del paziente stesso), che grazie ai fattori di crescita delle piastrine può stimolare i bulbi piliferi e quindi la ricrescita dei capelli.
Per quanto riguarda invece la terapia chirurgica, prosegue lo specialista, esiste la possibilità di realizzare un autotrapianto capillare, che consiste nel trasferimento dei bulbi piliferi da una zona donatrice alla zona che presenta la perdita. Il trapianto può essere eseguito principalmente con due tecniche:
Il trapianto di capelli non ha particolari controindicazioni, quindi praticamente tutti i tipi di pazienti possono sottoporsi a questo tipo di intervento chirurgico, sempre che il paziente non soffra di patologie autoimmunitarie che possano ridurre l’efficacia del risultato dello stesso intervento. Il risultato finale sarà apprezzabile dopo circa 6-8 mesi dall’operazione, cioè quando si potrà valutare il grado di crescita di tutti i bulbi impiantati.
Per chi non volesse sottoporsi alla chirurgia del trapianto esistono altri trattamenti medici, tra i quali il già citato PRP, che come aggiunge il Dott. Massimo Ceva, permette di stimolare la rigenerazione dei nuovi capelli e soprattutto di rinforzare quelli ancora presenti. Le infiltrazioni di plasma ricco prevedono un ciclo di alcune sedute il cui numero verrà stabilito dallo specialista in base alle caratteristiche del paziente.
Un’altra opzione è quella della biostimolazione, una procedura iniettiva che prevede l’iniezione di vitamine e minerali per stimolare la riattivazione dei bulbi piliferi. Il Dott. Sapuppo, suggerisce di realizzare almeno 6 sedute di biostimolazione a distanza di una settimana una dall’altra in modo da ottenere un buon risultato.