L’aumento del volume delle mammelle è uno degli interventi di Chirurgia Estetica più richiesti, sia in Italia che nel mondo. Infatti, secondo le statistiche pubblicate dall’International Society of Aesthetic Plastic Surgery (ISAPS) nel 2021 più di 39 mila persone si sono sottoposte a questo intervento in Italia.
Si tratta dell'intervento perfetto per aumentare le dimensioni del seno, ma con un'attenta programmazione chirurgica permette allo stesso tempo anche di risolvere inestetismi come la ptosi mammaria, asimmetria o il seno tuberoso.
La mastoplastica può essere additiva (aumento) o riduttiva (riduzione). L’operazione di aumento mammario - tecnicamente detta mastoplastica additiva - è un procedimento chirurgico, quindi invasivo, che ha come obiettivo quello di modificare la dimensione e migliorare la forma del seno femminile. I motivi per cui una donna può arrivare a questa decisione sono molteplici e diversi tra loro: si può intervenire per migliorare la propria silhouette e sentirsi più sicure di sé, può servire per correggere cambi di forma o volume dovuti a una gravidanza, per armonizzare una differenza di dimensione tra le due mammelle oppure può avere il fine di ricostruirlo dopo una mastectomia.
“Il seno è l'emblema quasi ancestrale della femminilità, una parte del corpo della donna che riveste un'importanza notevole nell'idea che la paziente ha di sé. Progettare un intervento di mastoplastica comporta conoscere a fondo il proprio corpo e i propri desideri, proiettare la propria immagine mentale ed accettare il cambiamento” affermano gli specialisti del centro Medical Institute.
Esistono diverse tecniche per realizzare la mastoplastica additiva, che può essere eseguito tramite l’inserimento di protesi realizzate o in gel di silicone o in soluzione fisiologica, oppure tramite il trasferimento di grasso autologo.
Le linee guida dell’ISAPS ci ricordano che un intervento di chirurgia estetica è spesso il frutto di una scelta personale e non di una necessità medica, per questo è quindi importante accertarsi di essere una buona candidata per affrontare l’intervento in sicurezza.
In generale la paziente candidata a una mastoplastica additiva deve trovarsi in uno stato di buona salute (non soffrire di patologie cardiovascolari, polmonari o neurologiche), sia dal punto di vista fisico che psicologico. Questo secondo aspetto non è da sottovalutare, perchè quando si tratta di interventi estetici è fondamentale essere realistici rispetto alle proprie aspettative e sicuri emotivamente.
Un’altro aspetto da valutare è quello del peso, che deve essere stabile e corrispondere a un indice di massa corporea normopeso. Per le pazienti fumatrici, è raccomandabile smettere di fumare, così da non compromettere il processo di guarigione. L’età, invece, non rappresenta un ostacolo, sempre che si tratti di pazienti maggiorenni, infatti non è possibile per legge eseguire questo tipo di intervento in pazienti minorenni, neanche con il consenso dei genitori, a meno che non si riscontrino patologie o malformazioni (come il seno tuberoso, per esempio) che giustifichino l’intervento chirurgico, come ci spiega il Dott. Tommaso Savoia.
In ogni caso chi valuta se la paziente può essere una candidata a questa operazione è il medico specialista, che dopo aver realizzato i dovuti esami clinici deciderà come e se operare.
La scelta del chirurgo è forse uno degli elementi percepiti come più difficili da chi decide di realizzare questo intervento. Un buon punto di partenza è accertarsi che il medico scelto sia uno specialista accreditato e regolarmente iscritto all'albo, un controllo che può essere facilmente effettuato anche attraverso il portale di ricerca online messo a disposizione dalla Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi (FNOMCeO).
Il Dott. Marco Gasparotti, specialista in Chirurgia Plastica Ricostruttiva ed Estetica, ci suggerisce i tre criteri principali da seguire durante questa delicata scelta:
Il Dott. De Giovanni, specialista in mastoplastica additiva presso la clinica di chirurgia estetica SCEB spiega che la prima visita conoscitiva non serve solo a valutare le condizioni fisiche della paziente, ma anche a instaurare un rapporto di fiducia fra lei e il dottore. Non è importante solo l'intervento di mastoplastica in sé ma anche l'aspetto psicologico. Il compito del chirurgo - aggiunge il Dott. De Giovanni - è quello di capire quali sono i pensieri, i desideri e le aspettative di chi sceglie questa strada.
Il chirurgo plastico esaminerà la morfologia e la dimensione delle mammelle e la tonicità della pelle e chiederà di eseguire alcuni esami preliminari come mammografia, elettrocardiogramma e analisi del sangue per conoscere il livello di coagulazione.
Una volta che il medico avrà il quadro completo della situazione di partenza della paziente potrà illustrare i vari esempi di tecniche operatorie, protesi e procedure più indicate a ciascun caso particolare. Verranno spiegati anche il tipo di anestesia richiesta, se generale o locale, necessità e durata del ricovero e anche i costi dell’operazione. Tutte le aspettative e i desideri devono essere espressi in maniera chiara e sincera dalla paziente, così che anche il medico possa confrontare queste aspettative con i risultati realistici che si potranno ottenere, e anche con gli eventuali rischi o limitazioni.
Esistono diverse tipologie di protesi mammarie, che variano sia per composizione che per dimensione, forma (rotonde o anatomiche) e consistenza (lisce o ruvide).
Qui di seguito riportiamo i principali tipi di protesi secondo il materiale in cui possono essere realizzate:
Sia che la mastoplastica avvenga con protesi che con grasso autologo la quantità da aggiungere verrà misurata in centimetri cubici (CC) e partono dai 150 fino ai 600 cc. Per quanto possa sembrare strano la quantità non è un parametro fisso e oggettivo per tutte le pazienti, infatti protesi delle stesse dimensioni inserite su pazienti diverse non daranno lo stesso risultato. Questo perché il calcolo della taglia da raggiungere (per esempio una terza misura) e della dimensione delle protesi deriva da un proporzione tra diversi fattori, come spiega anche il Dott. Nunziata. Questi fattori sono:
Durante la visita il medico suggerirà la dimensione degli impianti più adatti in base alle proporzioni individuali della paziente, così da ottenere un risultato che sia equilibrato rispetto alle proprie aspettative e conformazione fisica.
Gli strumenti a cui si può ricorrere per dare una previsione della proporzione e dimensione che si raggiungeranno sono i software digitali di immagini e i reggiseni con protesi di prova, confrontando così protesi di differenti cc sulla stessa paziente.
Consiglio: il Dott. Nunziata suggerisce un metodo fai da te per avere un’idea prima della visita vera e propria. Riempi un calzino con del riso, considerando che 100 cc equivalgono a 100 gr, e provalo inserendolo nel reggiseno come se fosse una protesi per vedere come ti piaci di più.
Uno dei dubbi più frequenti nella scelta delle protesi, oltre alla dimensione, riguarda la scelta della loro forma e quale sia la migliore per avere un effetto naturale. Il Dott. Ioppolo ci aiuta a capire meglio la differenza tra queste due tipologie di protesi:
Come per la scelta della dimensione delle protesi, anche nel caso della scelta tra protesi rotonde e anatomiche bisogna sempre tenere conto della forma del seno della paziente e dell’obiettivo che aspira a raggiungere attraverso l’intervento, come chiarisce anche un articolo dedicato a questo argomento e disponibile nel sito del National Center for Biotechnology Information.
Infatti, non esiste una protesi migliore di un altra, ma esiste una protesi migliore per ogni paziente, spiega il Dott. Ioppolo.
Ecco un altro aspetto di grande rilevanza nella pianificazione dell'intervento. La naturalezza e la sensazione di un seno più grande vengono determinate, infatti, in gran parte dalla proiezione delle protesi.
I due termini stessi ci spiegano il loro significato dal momento che indicano il grado di proiezione, appunto, della protesi rispetto al torace e quindi come il seno apparirà visto di profilo.
I profili o proiezioni si misurano in gradi ed esistono dai 3 ai 5 gradi per ciascun tipo di protesi. Maggiore è il grado del profilo e maggiore sarà la sensazione di avere un petto grande, perché uscirà di più dal torace e sarà più vistoso.
Il grado di proiezione si aggiunge a quello già presente prima dell’operazione. Per l'intervento, di solito, si applica un profilo alto (tra 3 e 4) o extra-alto (obbligatorio per le donne che partono da una quasi assenza di seno). Il profilo medio è consigliato, in genere, per quelle pazienti che chiedono un aumento leggero.
La superficie delle protesi può essere liscia o testurizzata, quest’ultima risulta leggermente ruvida o dall’apparenza simile alla carta vetrata.
Vediamo quali sono le differenze tra le due protesi, grazie alle informazioni fornite dal Dott. Gianfranco Romeo:
*La contrattura capsulare, o incapsulamento, si produce quando il tessuto cicatriziale che circonda la protesi cresce e opprime la protesi, causando un indurimento del seno. Nonostante si affermi generalmente che le protesi ruvide riducano il rischio di questa complicazione, ciò non è ancora stato ancora confermato scientificamente in maniera conclusiva dagli studi effettuati.
Differenze di testurizzazione.
Le protesi testurizzate non sono tutte uguali, ma esistono 3 diverse tipologie di superficie: protesi nanotesturizzate, protesi microtesturizzate e protesi macrotesturizzate. Queste ultime sono state recentemente oggetto di attenzione e preoccupazione, dopo che l’agenzia francese del farmaco ANSM le ha ritirate dal mercato a causa dei dubbi riguardanti la loro correlazione con il linfoma anaplastico BIA-ALCL e con la Breast Implant Illness. Al momento, però, il Consiglio Superiore di Sanità italiano ha dichiarato che non ci sono evidenze sufficienti per il loro ritiro o per suggerire il loro espianto. I Paesi dove le protesi macrotesturizzate sono state ritirate sono: Francia, Canada e Australia. Mentre, a seguito dell’allarme lanciato dalla FDA statunitense, l’azienda Allergan ha deciso di ritirare volontariamente i suoi modelli di protesi mammarie Biocell in attesa di ulteriori verifiche, e alle quali era già stato ritirato il marchio CE in Europa.
In uno dei suoi articoli la Dott.ssa Adriana Pozzi, specialista in Chirurgia Plastica Ricostruttiva ed Estetica, rassicura riguardo la bassa incidenza di questa patologia, che infatti colpisce 3 pazienti su 100.000. Inoltre, la dottoressa sottolinea il ruolo fondamentale dei controlli di screening e l’importanza per ogni donna portatrice di protesi mammarie di sottoporsi ad esami di controllo regolari ogni anno, in modo da evidenziare tempestivamente qualsiasi anomalia.
Qui di seguito potete trovare un elenco delle principali marche di protesi disponibili in Italia, approvate dalle direttive stabilite dagli organi di controllo dell’Unione Europea e che dispongono quindi della certificazione CE:
Questi sono i requisiti che devono avere le protesi per poter essere considerate tra le migliori:
Ergonomix, le protesi con il microchip
Queste particolari protesi, introdotte dalla marca Motiva da un paio di anni, si distinguono dalle altre perché al loro interno è stato collocato un microchip di identificazione, che può essere letto tramite un semplice scanner esterno. In questo modo, la fabbrica di produzione, i medici che la utilizzano e anche le pazienti possono conoscere facilmente tutte le caratteristiche specifiche del prodotto, come numero di serie, luogo e data di fabbricazione, numero di lotto e molto altro.
Come abbiamo visto, questo intervento può essere realizzato con protesi mammarie di silicone o soluzione salina, rotonde o anatomiche, di diverse dimensioni e consistenze. Ma un aspetto che ancora non abbiamo analizzato è quello della posizione in cui queste possono essere inserite.
Durante una mastoplastica le protesi possono essere collocate sopra, sotto o in una posizione intermedia rispetto al muscolo pettorale.
A prescindere dalla tecnica utilizzata, in alcuni casi potrebbe essere necessario inserire un tubicino per il drenaggio in modo da lasciar defluire eventuale siero o sangue in eccesso, ma non sono sempre necessari e generalmente vengono rimossi il giorno successivo all'operazione.
Oltre alle protesi, è anche possibile eseguire il trattamento trasferendo il grasso corporeo della paziente stessa tramite lipofilling. Durante questa procedura il grasso prelevato da zone come fianchi, glutei o gambe viene purificato mediante una centrifuga e iniettato nella zona desiderata. Si tratta di un intervento dove non ci sono cicatrici e i tempi di recupero sono più rapidi, però non permette di raggiungere grandi volumi in una sola seduta.
Un'altra opzione potrebbe essere quella di abbinare la mastoplastica con una mastopessi, ovvero un lifting mammario che permette di correggere ptosi e cedimenti.
*Informazioni fornite dal Dott. Ferdinando Rossano.
Il giorno precedente all’intervento è importante tanto quanto il giorno dell’operazione stessa. Il tuo chirurgo plastico ti darà istruzioni precise riguardo a quello che potrai o non potrai assumere, includendo alimenti, liquidi, tabacco ma anche medicinali, vitamine o integratori.
Il Dott. Cristiano Biagi consiglia, per esempio, di cenare presto e con un pasto leggero la sera prima dell’intervento, nel caso fosse previsto per il mattino. Non bere per almeno 6 ore prima dell’operazione ed evitare di assumere aspirina o i suoi derivati per i 10 giorni precedenti.
Ti consigliamo inoltre di non andare da sola il giorno dell’operazione, è sempre meglio andare con un parente o un amico, sia per sentirsi più tranquille prima di entrare in sala operatoria che per assicurarsi di avere qualcuno che ti possa aiutare nel caso ne avessi bisogno una volta terminato l’intervento.
Quando tutto sarà pronto, il tuo medico e la sua equipe seguiranno il piano che avrete stabilito insieme durante le visite. Un volta terminata l’operazione - che in media richiede da 1 a 3 ore - verrai trasferita dalla sala operatoria a un’area di riposo per l’osservazione. A meno che il medico che ti ha operata non ritenga opportuno diversamente, potrai tornare a casa il giorno stesso o quello successivo, ricevendo tutte le indicazioni necessarie rispetto a medicazioni, bendaggi e una fascia o un reggiseno specifico per il post-operatorio.
“I tempi di recupero da un intervento di mastoplastica additiva sono molto soggettivi da paziente a paziente”, spiega il Dott. Gianluca Campiglio, e ci rassicura affermando che il ricovero in clinica è normalmente di una sola giornata mentre sono necessari tra i 3 e i 7 giorni per ritornare all'attività quotidiana, dopo 5 giorni sarà per esempio possibile fare la doccia con tranquillità. Nel corso di queste giornata dovrai prenderti cura della tua medicazione, ma il chirurgo spiegherà tutto in dettaglio prima delle dimissioni dalla clinica.
Per non compromettere i risultati dell’operazione, è indispensabile non fare sforzi con le braccia, come sollevare oggetti pesanti o prendere in braccia un bambino. Per questo tipo di sforzi dovranno passare almeno 15-21 giorni, dato che la contrazione del muscolo pettorale potrebbe causare uno spostamento della protesi. Dopo le prime 2 settimane sarà anche possibile tornare in palestra o in piscina, facendo attenzione a non svolgere esercizi che coinvolgano le braccia e i pettorali per almeno un mese.
Una regola valida per tutte le pazienti durante il post operatorio è quella di utilizzare un reggiseno contenitivo elastico per un mese dopo l’intervento.
Consiglio: spesso le mamme che desiderano fare una mastoplastica additiva sono spaventate dall'idea di non poter seguire come prima i propri figli durante la fase post operatoria. In una sessione di domande e risposte, il Dott. Massimo Re, suggerisce di aspettare solo qualche giorno e poi di prendere in braccia il proprio figlio da sedute, appoggiando il bambino sulle gambe così da ridurre lo sforzo senza dover rinunciare a prendervi cura dei vostri bimbi.
I risultati della mastoplastica additiva possono essere subito apprezzati dalla paziente, donandole immediatamente maggiore autostima e sicurezza. Tuttavia, dopo l’intervento sarà presente un gonfiore che durerà per qualche mese, quindi il risultato definitivo sarà pienamente evidente dopo circa 6 mesi, come spiegato anche nel prospetto informativo consultabile nel sito della SICPRE.
La taglia ottenuta dipenderà dalle preferenze della paziente e dalle scelte effettuate durante la pianificazione dell'intervento, come abbiamo visto anche nei paragrafi precedenti e niente vieta di passare da una prima misura a una quinta, se questo è il sogno della futura paziente.
Per avere un risultato naturale, spesso desiderato sia dalla paziente che dal chirurgo che opera, si deve considerare la proporzione tra le dimensioni di partenza delle mammelle e la struttura fisica generale della donna. Nelle donne magre e con seno poco sviluppato questo sarà più difficile, ma non per questo impossibile.
Il risultato ottenuto con una mastoplastica additiva si considera definitivo e permanente, questo significa che la forma e dimensione del seno rimarrà più o meno invariata.
Non si deve, però, escludere la possibilità che, con il passare degli anni, invecchiamento e variazioni di peso e forma fisica possano comunque influire sulla forma e dimensione del seno che, sotto l’influenza di questi fattori, potrebbe subire dei cambiamenti. Inoltre, come spiegato nel prospetto della SICPRE, anche le protesi stesse, nel corso del tempo, potrebbero essere soggette ad alterazioni o rotture. Motivo per cui si raccomanda di effettuare visite di controllo annuali a scopo preventivo.
Attualmente non si considera più indispensabile sostituire le protesi dopo un certo numero di anni. Infatti, “le protesi possono durare anche più di 20 anni”, rassicura ilDott. Andrea Bitonti, e spiega che queste vanno sostituite solo nel caso in cui si notasse un peggioramento estetico o in caso di contrattura capsulare.
Dopo l’operazione di mastoplastica additiva, il chirurgo indicherà alla paziente come prendersi cura delle cicatrici in modo che possano diventare meno visibili possibile. L’aspetto delle cicatrici cambia con il passare del tempo, e il loro processo di guarigione dipende dalla reattività cutanea individuale di ciascuna paziente.
Le cicatrici si troveranno in corrispondenza dei punti di incisione e possono essere di dimensioni variabili, ma solitamente sono comprese tra i 3 e i 5 cm.
Le cicatrici sono permanenti, ma si possono seguire piccoli accorgimenti che, se applicati con costanza, possono aiutare ad ottenere migliori risultati:
Molte persone che si accingono ad effettuare una mastoplastica temono l'insorgere di terribili disastri. Certo non si tratta di un trattamento non invasivo, è pur sempre una chirurgia, ma in realtà per quanto riguarda la mastoplastica, l’insorgenza di complicazioni gravi è statisticamente rara, come rassicura la SICPRE. Bisogna però ricordarsi che anche questa operazione - come qualsiasi altra procedura chirurgica - può dare luogo a complicazioni anestesiologiche o post chirurgiche.
Tra gli effetti collaterali immediati e a breve termine si potrebbe verificare la comparsa di ematomi, sieromi, infezioni e alterazioni nella sensibilità del capezzolo, come ci spiega il Dott. Carlo Magliocca.
La complicazione più frequente, e che provoca maggiore preoccupazione nelle pazienti, è la contrattura capsulare. Questa può presentarsi come conseguenza di un’infezione, o può essere causata da una reazione dell’organismo che riconosce la protesi come corpo esterno facendo sì che il tessuto cicatriziale intorno alla protesi si contragga. L’incapsulamento può indurre un indurimento del seno e un malposizionamento della protesi, dovuti appunto dalla contrattura del muscolo pettorale. Spesso, richiede un secondo intervento chirurgico e la sostituzione delle protesi.
Un’altra possibile complicazione è la rottura delle protesi e la fuoriuscita del materiale di cui è composta. Si tratta di un’eventualità molto rara, che però crea molto timore nelle donne che realizzano una mastoplastica. “Non sempre la rottura della protesi causa degli effetti evidenti, come cambiamento della forma del seno, per questo motivo è bene recarsi dal medico ogni qual volta compaia un sintomo como dolore, prurito o gonfiore. Oltre che nei casi di evidenti modificazioni della forma o del volume delle mammelle”, avverte il Dott. Magliocca. Per questa ragione si consiglia di monitorare lo stato delle protesi nel corso degli anni attraverso gli esami di routine raccomandati dallo specialista, come mammografia e risonanza magnetica.
Negli ultimi anni alcune pubblicazioni scientifiche hanno sollevato il dubbio di una possibile correlazione tra le protesi mammarie e una rara forma di linfoma provocata da una anomalia dei linfociti T del sistema immunitario, denominato Linfoma Anaplastico a Grandi Cellule (ALCL). In particolare la Food and Drug Administration statunitense ha sottolineato la possibilità di questa correlazione, per ulteriori informazioni è possibile consultare qui il report redatto dalla FDA.
Tuttavia, la SICPRE, attraverso un suo comunicato, ha tranquillizzato tutte le pazienti e future pazienti asserendo che “nessuna evidenza scientifica individua una relazione certa tra questo tumore e la presenza di protesi”. Il numero di casi evidenziato da queste ricerche è molto basso e non giustifica allarmismi - come segnala il Dott. Fabio Santanelli di Pompeo nel comunicato - infatti nel 2014 questo numero era a quota 173 in tutto il mondo, stando ai dati riferiti dal Scientific Committee on Emerging and Newly Identified Health Risks (S.C.E.N.I.H.R.).
Il Ministero della Salute ha rafforzato questo messaggio affermando che le protesi mammarie sono considerati dei dispositivi sicuri e non comportano rischi per la salute.
ISAPS, Breast Augmentation, [Accessed 17 Gen. 2023]
ISAPS, Global Statistics, [Accessed 17 Gen. 2023]
SICPRE, Mastoplastica Additiva, [Accessed 5 Mar. 2020]FDA, Breast Implant-Associated Anaplastic Large Cell Lymphoma, [Accessed 5 Mar. 2020]
SCEB, Mastoplastica Additiva per l’aumento del seno, [Accessed 26 Feb. 2021]