Sostituzione protesi mammarie

Vale la pena
100%
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Basato su 36 esperienze
Prezzo medio
6.861 €
Prezzo medio
Secondo 53 specialisti
  • Anestesia totale
  • 1 giorno
  • 1-3 ore di intervento
  • 1-7 giorni di riposo
  • Effetti immediati
  • Risultati permanenti

In cosa consiste l'intervento di sostituzione protesi mammarie?

L’intervento di aumento del seno è uno dei più diffusi e popolari all’interno della Chirurgia Estetica e Plastica. Le prime operazioni di mastoplastica additiva sono state eseguite già a partire dagli anni ‘60 e negli ultimi 30-40 anni, l’aumento del seno, ha conosciuto una costante crescita, diventando tra gli interventi più richiesti dalle donne di tutto il mondo.

Questo, però, significa anche che ci sono molte donne che hanno realizzato questa operazione da più di dieci o vent’anni e che quindi hanno dovuto o dovranno, prima o poi, sostituire le loro protesi mammarie con modelli più nuovi e più sicuri.

Quanto tempo durano le protesi al seno?

Esistono protesi al seno a vita?

Le protesi al seno hanno una durata che può arrivare anche fino ai vent’anni, spiega il Dott. Andrea Bitonti. Tuttavia, spesso si possono notare dei peggioramenti estetici o anche dei dolori che possono indicare il sintomo di un cambiamento nella posizione o nella struttura delle protesi. In questi casi, quindi, bisognerà procedere con la sostituzione di nuovi impianti.

Lo specialista aggiunge che le donne portatrici di protesi dovrebbero realizzare un controllo annuale con un’ecografia o una risonanza magnetica, mentre la mammografia viene suggerita dal radiologo solo in casi specifici, dal momento che durante questo esame si potrebbe correre il rischio di danneggiare gli impianti.

Questi controlli annuali sono molto utili per il medico, perché gli permettono di verificare se le protesi sono ancora in buone condizioni oppure se è preferibile sostituirle anche prima dei 10 anni considerati come il periodo di durata più consigliata.

Le protesi al seno potrebbero rompersi?

rottura protesi seno

Sì le protesi, con il passare del tempo potrebbero rompersi. Il Dott. Matteo D'ambrosio chiarisce che negli anni passati, soprattutto nei decenni degli anni ‘80 e ‘90, venivano utilizzate delle protesi contenenti una soluzione di silicone dalla consistenza molto più fluida di quelle attuali. Inoltre, aggiunge lo specialista, il rischio di rottura era più alto e frequente e la  durata degli impianti era stimata intorno ai dieci anni.

Attualmente, invece, l’interno delle protesi di ultima generazione viene realizzato con una soluzione sempre in silicone, ma dalla consistenza molto più compatta, in modo che in caso di rottura il materiale contenuto all’interno non si disperda nel corpo ma rimanga più facilmente localizzabile. Inoltre, rassicura il Dott. D’ambrosio, anche la parte esterna delle protesi è stata rinforzata e in più sono presenti più tasche, così che il rischio di rottura possa risultare più ridimensionato rispetto al passato.

Nell’eventualità che la protesi si dovesse rompere potrebbe essere che la paziente avverta dei fastidi che le fanno capire che qualcosa non va, ma la rottura potrebbe essere anche asintomatica, ovvero non dare segnali: proprio per questo motivo è importantissimo eseguire i controlli annuali mirati a verificare l’integrità delle protesi.

Bibliografia

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