La perdita dei capelli è un problema che in Italia affligge oltre 11 milioni di persone. Questo inestetismo, uno tra i più diffusi, ha però tantissimi trattamenti a disposizione per migliorare o contrastare la sua visibilità. Uno di questi è la tricopigmentazione.
La tricopigmentazione consiste in un trattamento non invasivo studiato per nascondere la calvizie o alopecia. Consiste nella inoculazione di pigmenti sulle zone colpite dalla perdita dei capelli, con un procedimento simile a quello della micropigmentazione o dermopigmentazione, analogamente a come avverrebbe con un tattoo. I pigmenti inseriti nella superficie del cuoio capelluto andranno a ricreare un effetto rasato o un effetto di infoltimento.
I risultati della tricopigmentazione sono subito visibili dopo la seduta, dal momento che il trattamento è come una sorta di tatuaggio, che con dei piccoli puntini simula la creazione di tanti piccoli follicoli, come quando i capelli vengono rasati. La differenza rispetto ai tatuaggi, però, sta nel fatto che il risultato non è permanente, ma dura mediamente tra i 6 e gli 8 mesi, dato che il pigmento entra a un livello più superficiale del derma.
La tricopigmentazione permanente può aiutare in tutti quei casi di alopecia, diradamento e calvizie, ma anche per coprire le cicatrici della nuca dove i capelli non possono più ricrescere. In genere il paziente tipo per questo trattamento è un uomo, perché il risultato finale è quello di un effetto rasatura. Per lo stesso motivo non è il trattamento più indicato per chi desidera portare i capelli lunghi.
Gli specialisti dell’Istituto Helvetico Sanders precisano che le persone con i capelli bianchi, biondo chiaro o rossi non possono eseguire il trattamento, dal momento che il pigmento utilizzato ha una colorazione tendente al grigio cenere.
In alcuni casi non è consigliato sottoporsi a tricopigmentazione, soprattutto in presenza di uno o più dei seguenti fattori:
Non ci sono particolari rischi o effetti collaterali associati alla tricopigmentazione, se non gli stessi di un comune tatuaggio.
La procedura di tricopigmentazione, al pari della micropigmentazione, può essere realizzata da operatori certificati e autorizzati, che hanno ricevuto una formazione adeguata rispetto all’esecuzione di questo trattamento.
Gli operatori possono essere dermatologi, medici estetici oppure anche estetisti. È fondamentale accertarsi che la procedura avvenga in un ambiente pulito e con strumentazioni sterilizzate, sia che il trattamento si svolga in una clinica che in un centro estetico.
Durante la visita preliminare al trattamento è importante che il medico o l’operatore che realizzerà l’intervento si accerti che non ci siano patologie cutanee attive sulla zona da trattare, quindi in questo caso il cuoio capelluto. Per non compromettere il risultato finale e per evitare effetti collaterali è infatti importante che il paziente non soffra di patologie della pelle come psoriasi o dermatite seborroica.
Inoltre il paziente dovrà informare l’operatore riguardo a possibili allergie o ipersensibilità, anche se i prodotti usati per i pigmenti sono anllergici è comunque fondamentale che lo specialista sia a conoscenza di ogni eventuale allergia.
Infine, verrà spiegato al paziente ogni dettaglio riguardante la procedura di esecuzione del trattamento, gli effetti secondari, le cure da seguire e i risultati che si può aspettare. Verrà chiarito, inoltre, che la tricopigmentazione non è un trattamento né definitivo né mirato a far ricrescere i capelli. A seconda dei risultati desiderati, lo specialista, valuterà anche se la tricopigmentazione può essere davvero una soluzione per il paziente oppure se sarà preferibile prendere in considerazione eventuali alternative.
Il trattamento non è doloroso e non richiede l’anestesia. Gli strumenti adottati sono diversi da quelli usati per i tatuaggi artistici - spiegano dall’Istituto Helvetico Sanders - e sono progettati per creare depositi microscopici e multiformi di un pigmento apposito per il cuoio capelluto, eseguiti grazie all’uso di uno speciale ago chiamato taper che deposita il pigmento a una profondità di 0.5 mm.
La seduta dura circa 2 ore, ma nei casi di stempiatura più grave potrebbe durare di più. In alcuni casi può essere preferibile eseguire una seconda sessione di ritocco a circa 40 giorni di distanza dalla prima.
I risultati possono essere molto soddisfacenti per il paziente e la simulazione della rasatura può avere un aspetto molto naturale, al punto che non sarà possibile per gli altri capire se una persona ha realizzato o meno la tricopigmentazione. I risultati sono immediatamente apprezzabili dopo la seduta, ma sono temporanei, infatti dopo circa 6 o 8 mesi l’effetto inizia ad attenuarsi. Il recupero è immediato, ma per fare in modo che i risultati durino il più a lungo possibile bisognerebbe evitare di esporsi al sole senza filtri di protezione dai raggi UV e non abusare di saune e bagni turchi.
Gli specialisti suggeriscono di portare i capelli rasati sempre della stessa lunghezza dopo aver eseguito la tricopigmentazione, in modo che la nuca abbia sempre un aspetto naturale ed omogeneo. Inoltre, aggiungono, che nel caso si avesse solo un problema di lieve o moderato diradamento si può optare per la tecnica Dermatoppik, che permette di rendere più scuro il cuoio capelluto e creare un effetto infoltimento mascherando la bassa densità di follicoli sulla testa.