Perché scegliere le protesi al Poliuretano?
Vorrei aumentare il seno, ma come scegliere la protesi più adeguata? Uno dei quesiti più frequenti nel mondo della chirurgia plastica, oggi il Dott. Franco Lauro ci racconta le caratteristiche delle diverse tipologie di protesi che si trovano in mercato.
Le protesi mammarie nascono nel 1963. Inizialmente realizzate in silicone (sia l’involucro che il gel interno), negli anni i materiali utilizzati per la loro creazione hanno vissuto diverse variazioni. Le protesi composte interamente di silicone crearono fin da subito un problema che sussiste ancora oggi, ossia quella di una normale reazione da corpo estraneo che, clinicamente, si traduce con la formazione di una capsula. Questa, diventando sempre più rigida, crea un effetto di indurimento alla mammella. In un primo momento è solo palpatorio ma, nel corso degli anni, rischia di coinvolgere l’intera mammella, con conseguente necessità di intervenire per asportare la protesi.
Le protesi al poliuretano sono arrivate sul mercato già dalla fine degli anni ’70, facendo notare fin da subito la differenza. La schiuma di poliuretano utilizzata per ricoprire il gel in silicone, infatti, crea nelle pazienti una reazione infiammatoria iniziale, che, però, successivamente si stabilizza.
Dopo 40 anni dal loro ingresso sulla scena internazionale, le protesi al poliuretano continuano ad essere un’esclusiva mondiale della Polytech, azienda tedesca punto di riferimento per la chirurgia di tutto il mondo.
Mentre le comuni protesi in silicone nel tempo hanno subito delle trasformazioni, passando prima da un involucro liscio ad uno testurizzato e, in un secondo momento, modificando anche il gel presente al loro interno, quelle al poliuretano hanno subito cambiamenti limitati.
Cinque anni fa, quando le protesi macro-testurizzate in silicone furono ritirate dal mercato globale a causa di un loro legame con l’insorgenza di linfoma a grandi cellule anaplastico, tra quelle in silicone rimasero in uso solo quelle micro-testurizzate. Un’alta percentuale di queste, però, continua a creare problemi di fibrosi (o indurimento) capsulare. Io stesso ne facevo uso all’inizio, ma, con l’uscita dal mercato delle protesi macro-testurizzate, ho cominciato a utilizzare esclusivamente protesi al poliuretano.
I vantaggi del poliuretano sono molteplici. Il primo è che si tratta dell’unico tipo di protesi garantita contro l’insorgenza di fibrosi. Esiste una scala di quattro valori: quello di interesse clinico è il terzo grado che, con le protesi al poliuretano, non mi è mai capitato di riscontrare.
La protesi al poliuretano è una protesi differente. Al giorno d’oggi non tutti i chirurghi ne fanno uso, perché necessita di un posizionamento molto accurato e non permette errori. Essa si posiziona nell’area in cui viene inserita nell’arco di 48 ore. Inoltre queste protesi , pur facendo più attrito sui tessuti e richiedendo maggiore attenzione, presentano il grande vantaggio della stabilità.
Negli ultimi 15 anni, soprattutto a seguito dell’introduzione delle protesi anatomiche accanto a quelle emisferiche, si è inoltre accentuata «la necessità di far aderire le protesi ai tessuti. Con il silicone si rischia una rotazione delle stesse poiché le protesi necessitano circa una ventina di giorni per stabilizzarsi.
L’unica controindicazione delle protesi al poliuretano riguarda il loro eventuale posizionamento in sede retro-ghiandolare, dove l’involucro non è particolarmente spesso. I loro margini, infatti, sono più rigidi di quelli delle tradizionali protesi in silicone, si potrebbero quindi sentire i bordi alla palpazione. Proprio per questo, nella quasi totalità dei casi, le protesi al poliuretano vengono inserite in sede retro-muscolare.