Protesi al seno e BIA-ALCL: come comportarti per prevenire la malattia
Nel 2011 la FDA, ente del Ministero della Salute Americano, ha rilevato per la prima volta una possibile associazione tra un tipo particolare di linfoma a cellule T, denominato ALCL, ossia Linfoma Anaplastico a Grandi Cellule, e l’impianto di protesi mammarie, utilizzate sia per fini ricostruttivi che per fini estetici . Questa forma di linfoma è stata classificato dall’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) come una forma rara di linfoma non Hodgkin , che coinvolge le cellule di difesa del sistema immunitario dette linfociti.
La BIA-ALCL è una patologia a bassa incidenza; circa 3 casi su 100.000. Nel mondo complessivamente si calcola che i casi complessivi, al 2018, siano 573, su oltre 30 milioni di protesi impiantate. Questo dimostra che esiste un rischio molto basso di contrarre la malattia.
Mentre in Europa ed Usa l’incidenza è pressoché la stessa, in Australia si è riscontrata un’incidenza più elevata. La ricerca sta focalizzando gli studi sul profilo genetico associato alla malattia e in un futuro si potrà prevedere quali pazienti saranno più soggette al rischio di ammalarsi di questo particolare tipo di linfoma. La BIA-ALCL è sì un linfoma, ma con una prognosi molto più favorevole rispetto agli altri più comuni linfomi, se la diagnosi viene fatta precocemente.
Quindi è importante controllare ogni anno le protesi mammarie, e siccome la malattia insorge dopo diversi anni dall’intervento, è importante che i controlli siano fatti in modo costante per tutto l’arco della vita.
Esempi di protesi mammarie con superficie in texture differenti.
Molte pazienti, portatrici di protesi chiedono se, visto il rischio, sebbene remoto, di contrarre la BIA-ALCL, sia opportuno rimuovere gli impianti preventivamente. La risposta, secondo il Ministero della Salute è che non è necessario asportare le protesi, come accadde invece nel caso delle protesi PIP anni fa. Al contrario, un nuovo intervento sottoporrebbe le pazienti ad un rischio non necessario, trattandosi di intervento elettivo. La cosa importante è però monitorare gli impianti con ecografie annuali. L’esame ecografico, che va effettuato da un radiologo esperto in senologia, in questo caso è più utile della mammografia, perché in grado di rilevare una raccolta di fluido intorno alla protesi. Sin dalle prime fasi del post operatorio una piccola falda fluida intorno all’impianto rientra nella normalità, dopo un intervento di mastoplastica additiva e può essere considerata come risposta normale infiammatoria dei tessuti ad un corpo estraneo.
Quando invece questa raccolta è di consistente e, ad esempio, si manifesta a distanza da un anno dall’intervento, è necessario prelevare il liquido che andrà poi esaminato e sottoposto ad esame citologico con ricerca di cellule CD 30 nonché altri numerosi marcatori. In questo caso ci si rivolgerà alle Breast Units, i centri accreditati di senologia.
Come si manifesta il BIA-ALCL
Inizialmente la patologia può manifestarsi senza alcun sintomo ed è per questo che è importante ogni anno sottoporsi ad un’ecografia delle mammelle. Ma se il volume del seno aumenta, diventa teso e cambia la sua forma, è importante sottoporsi nuovamente ad un esame di eco mammelle, che, secondo le direttive dal Ministero della Salute, va sempre effettuato presso un centro senologico accreditato.
Se l’esame ecografico rileva come molto probabile la presenza del linfoma, per completare lo studio preoperatorio, seguendo le indicazioni del percorso diagnostico e terapeutico dal Ministero della Salute, si dovrà procedere all’espianto delle protesi insieme alla capsula che le avvolge. Nello stesso tempo operatorio, una volta rimosse le protesi, si può poi procedere all’intervento di mastopessi (sollevamento del seno naturale), senza dover ricorrere all’impianto di una nuova protesi, oppure realizzare l’innesto di grasso (lipofilling) - per dare maggior volume al seno - oppure impiantare una protesi liscia, ma questa scelta è ancora controversa.
Se si è portatrici di protesi “testurizzate”, oppure delle protesi della marca appena ritirata dal commercio, la rimozione preventiva non è quindi necessaria, ma sarà importante, così come lo è per tutte le pazienti portatrici di protesi mammarie, effettuare ogni anno l’ecografia mammaria, che consentirà di prevenire la malattia sin dalle prime fasi. L’esame di ecografia mammaria va eseguito da un radiologo con competenza senologica. Nel caso si manifesti una voluminosa raccolta di siero, dopo un anno dall’impianto delle protesi, verrà effettuato, per via ecoguidata, l’esame del siero, che verrà sottoposto all’esame citologico. Tutto questo percorso sarà svolto presso le Breast Units accreditate, distribuite nelle varie regioni.
Spesso le donne che si sono sottoposte alla mastoplastica additiva, non tornano più ai controlli, se non quando compaiono i primi problemi. Ricordiamo che la prevenzione è fondamentale in questo tipo di patologia che sarà curabile se trattata nelle prime fasi. Quindi importante sottoporsi ogni anno, regolarmente, a controlli presso lo specialista che ha effettuato l’intervento.
Dott.ssa Adriana Pozzi
Specialista in Chirurgia Plastica Ricostruttiva ed Estetica