Protesi al seno e Linfoma Anaplastico a Grandi Cellule, cosa dicono gli esperti?
Le recenti notizie riguardanti il ritiro dal mercato di 13 modelli di protesi da parte della agenzia nazionale francese per la sicurezza dei farmaci e dei prodotti sanitari (ANSM) ha destato forti allarmi in tutta Europa, Italia compresa. Il Ministero della Salute e il CSS si sono espressi per valutare i possibili rischi e fare chiarezza sulla situazione, in modo da tranquillizzare le migliaia di donne che finora hanno scelto di ricorrere a questi impianti e rispondere alle loro preoccupazioni.
Quando si leggono in rapida successione parole come protesi, seno, tumore, ritiro, la reazione più automatica è quella di allarmarsi. Praticamente tutti i media e i giornali hanno riportato la notizia uscita circa un mese fa, riguardante il ritiro delle protesi mammarie macrotesturizzate dal mercato francese, a causa di una loro possibile correlazione con una patologia tumorale chiamata Linfoma Anaplastico a Grandi Cellule (ALCL).
L’argomento è complesso e delicato, per questo ci siamo rivolti al Dott. Vincenzo Del Gaudio, chirurgo plastico da oltre trent’anni, per cercare di capire qualcosa di più su questo argomento, se le protesi potrebbero davvero essere pericolose e se esiste una correlazione con il Linfoma Anaplastico a Grandi Particelle (ALCL). “Qui c’è una prima inesattezza” - afferma il Dott. Del Gaudio - “non è stata ancora trovata una vera correlazione fra la testurizzazione (quindi il tipo di involucro delle protesi) con il Linfoma Anaplastico”. Quello che si è notato - prosegue lo specialista - è che questo tipo di tumore è insorto, in qualche caso, in donne portatrici di questo tipo di protesi, “ma è insorto anche in donne che non avevano queste protesi o che non avevano proprio le protesi”, aggiunge nel corso dell’intervista. “Quindi, oggi, c’è solo un piccolo sospetto, non c’è certezza” e su questo concordano sia i medici italiani che il Ministero della Sanità.
Cosa dicono il Ministero della Salute e il CSS?
In seguito al ritiro delle protesi testurizzate in Francia, e al decesso di una paziente portatrice di questo tipo di protesi affetta da Linfoma Anaplastico, il Ministero della Salute si è rivolto all’autorità e competenza del Consiglio Superiore della Sanità (CSS), in modo da poter stabilire, sulla base delle evidenze scientifiche ad oggi riscontrate, la procedura più opportuna da adottare e per indicare agli specialisti come comportarsi nei casi di protesi testurizzate o in presenza di una diagnosi di ALCL.
Il parere espresso dal CSS - riportato nella circolare emessa il 7 Maggio 2019 - è chiaro e non lascia spazio a interpretazioni: da una parte si afferma che non si riscontrano motivazioni sufficienti per consigliare il ritiro dal mercato delle protesi testurizzate, e dall’altra afferma anche che non si pone indicazione per la rimozione della protesi (che siano liscie o testurizzate) se non c'è il sospetto clinico di ALCL. Quindi non c’è nessun bisogno di effettuare un espianto delle protesi mammarie per rimuoverle se non ci sono indicatori della presenza del linfoma anaplastico. E questa notizia potrà già far tirare un sospiro di sollievo a molte.
Cos'è il Linfoma Anaplastico a Grandi Cellule?
Il Linfoma Anaplastico a Grandi Cellule o ALCL (Anaplastic Large Cell Lymphoma) rappresenta una tipologia rara di un tipo di Linfoma detto non-Hodgkin, che colpisce in particolare i linfociti T del nostro sistema immunitario. “È una malattia dei globuli bianchi del sangue, perciò non ha niente a che vedere con il tumore del seno”, chiarisce il Dott. Del Gaudio.
Questa patologia può svilupparsi in qualunque parte del corpo, compreso il tessuto mammario che si trova intorno alla protesi, motivo per cui sono nati i sospetti sollevati dallo studio condotto dalla Food and Drug Administration statunitense (FDA). Al momento, infatti, c’è solo un sospetto, che tra l’altro il Dott. Del Gaudio definisce minimo.
I sintomi non sono quindi riconducibili soltanto all’aspetto del seno, e non sono individuabili tramite l'autopalpazione, ma piuttosto “sono quelli di un qualsiasi linfoma - avverte il Dott. Del Gaudio - quindi ingrossamento dei linfonodi, o se il linfoma è a livello addominale, per esempio, ci può essere un senso di pienezza, un po’ di nausea o sintomi legati a qualunque malattia del sangue”.
ALCL: prevenzione e terapia
Il Dott. Del Gaudio rassicura le lettrici, precisando che le protesi sono state ritirate dalla stessa marca produttrice e, dal momento che è stato ritirato anche il marchio di approvazione CE, non possono più essere commercializzate in Europa. Una misura che è stata adottata in via preventiva. Quindi, tutte quelle donne che hanno preso la decisione di sottoporsi in futuro a un intervento di aumento del seno possono affrontare l’operazione con serenità, evitando questa specifica tipologia di impianti macrotesturizzati, optando semplicemente per un’altra alternativa.
Ma c’è anche un’altra rassicurazione importante da parte dello specialista. Infatti, l’affermazione del Dott. Del Gaudio che interessa più da vicino le molte donne che in passato hanno scelto impianti testurizzati per la loro mastoplastica è che “le protesi non vanno espiantate”, perchè non c’è assolutamente una correlazione certa tra le due cose, come riscontrato anche dal CSS stesso.
Infine, alla domanda se esiste una cura per questo tipo di tumore del sangue, il Dott. Del Gaudio risponde: “Sì che esiste una cura, come per tutti gli altri tipi di linfoma. Questo non è diverso dagli altri”.
Il costo delle protesi al seno non è detto che sia solo economico, e questo diventa ogni giorno sempre più evidente, soprattutto alla luce dei fatti recenti. La prevenzione e la diagnosi precoce giocano un ruolo decisivo nel decorso delle patologie tumorali, ma bisogna sempre tenere a mente che affidarsi a chirurghi esperti, certificati e aggiornati rappresenta una delle migliori armi di prevenzione e tutela della propria salute.
Referenza bibliografica:
http://www.salute.gov.it/portale/temi/p2_6.jsp?lingua=italiano&id=4419&area=dispositivi-medici&menu=vigilanza